lunedì 31 dicembre 2018

In ricordo di Maurizio Scalzo


Facendo radio ho avuto modo di conoscere la gente. 
E di gente ne ho conosciuta tanta.
Oggi mi piacerebbe ricordare a modo mio un poeta spezzino che di nome faceva Maurizio e nella vita il postino.
Vorrei appunto ricordarlo a modo mio, cioè con quel po’ di “irriverenza” che mi contraddistingue.
Dunque il suo nome era Maurizio Scalzo e me lo fece conoscere una mia vecchia fiamma.
Si era nel 1977 e nella mia vita c’era Antonella, più grande di me di cinque anni.
Io ne avevo 19 e più o meno come oggi (secondo molti) non capivo un cazzo.
Vivevo asserragliato in una radio che era R.A.T (Radio Alto Tirreno) tra i miei dischi e l’esigenza assurda e assoluta di fingermi imprenditore visto che la radio era mia.
Una sera Antonella mi portò in sala Dante, luogo mai conosciuto sino a quel momento, dove alcuni artisti locali, tutti a me sconosciuti quanto la sala, si esibivano in numeri di arte varia.
Lì tra il pubblico, scarso, allora come oggi in questa città, c’era appunto questo signore con barba e berrettino di lana scuro che rispondeva al nome di Maurizio e che Antonella mi presentò come suo amico nonché scrittore.
Visto che, tra le mie molte ignobiltà, allora ero pure geloso, specie di quelli più grandi, il mio primo pensiero fu “chi è questo e come mai Antonella gli è tanto amica”.
Tuttavia finsi di essere cordiale, nonostante lei che lavorava in radio con me, anzi ne era una delle colonne, lo stesse persino invitando a venirci a trovare prima possibile negli studi.
E fu così, non troppo tempo dopo, che Maurizio si materializzò  nella mia vita radiofonica.
Veniva in radio rigorosamente in motorino, nonostante gli studi fossero in collina, dove a Novembre spesso faceva già un freddo boia, e trascorreva con noi pomeriggi interi.
Ricordo che aveva da poco scritto la “Caraneide” e stava lavorando su “Rosso e nero e altri colori” che sarebbe stato pubblicato poco dopo.
Ogni tanto, specie la mattina quando insieme al mio amico Maurizio Viaggi conducevamo un programma aperto alle telefonate degli ascoltatori, io mi "fingevo colto" e prendendo spunto dal libro che Scalzo mi aveva regalato e che ancora conservo tra le cose più care, buttavo lì una lettura tratta dalla Caraneide, tra l’ovazione generale delle nostre ascoltatrici spezzine (che erano tante).
Maurizio ascoltava, ci telefonava e credo ne fosse felice.
Per me ormai non era più "l’amico di Antonella" del quale essere geloso, ma un amico comune e visto la mia giovane età uno dei miei “maestri di vita”.
Di lui infatti ricordo l’allegria, il suo essere burlone. Quella ironia tipicamente spezzina, nonostante le sue origini calabresi, che a me servì tantissimo per affinare un linguaggio radiofonico che, da buon principiante, doveva ancora trovare delineate le sue forme.   
Nel 1981 lasciai Spezia ingaggiato da una importante emittente toscana che, dopo tanto lavorare gratis, mi pagava finalmente uno stipendio.
Credo che, senza saperlo, mi portai appresso anche un po’ di Maurizio. 
Infatti senza neppure rendermene conto, molte battute che dicevo, avrebbe potuto dirle lui. Erano le stesse che tante volte gli avevo sentito dire anni prima, magari commentando il titolo di un disco o il cognome di qualche cantante. 
 A Spezia non feci radio mai più, se non in una rara parentesi, intorno alla metà degli anni novanta, grazie a una pausa contrattuale, che mi condusse per pochi indimenticabili mesi, dietro ai microfoni di Radio Studio 3 del mio amico Biagioni.
Seppi dei problemi di salute di Maurizio un pomeriggio che lo incontrai casualmente al Bar Roma
Venne su con me alla radio, che era proprio lì da quelle parti.
Era rimasto lo stesso di quasi vent’anni prima.
Ma non scherzava più sui titoli delle canzoni o le facce buffe dei cantanti.
Aveva in borsa uno dei suoi libri, come sua abitudine e me ne fece dono.
Era  L'ultimo canto di Orfeo” pubblicato qualche anno prima.
Quando lo lessi, capii cose di Maurizio che mai avrei immaginato.
Capii davvero che persona avevo conosciuto e avevo avuto il privilegio di frequentare.
Maurizio se ne è andato in una Primavera degli anni 2000. 
Che importa la data ? Direbbe lui.
"Ogni giorno è uguale all’altro per chi muore..." e anche per chi gli sopravvive, aggiungo io.
Cercando in rete un qualche suo ricordo mi sono imbattuto in una frase:
I RE NON MUOIONO 
      MA SI ADDORMENTANO IN ANGOLI DI CIELO
Ecco Maurizio in qualche parte del cielo ci sarà un angolo che ti e ci appartiene. Per il momento eccoti una canzone.
So che ti piaceva…e la cosa non mi stupisce.

Goodbye - Geraldina Trovato (1996)

"oh goodbye oh goodbye dopo tanto tempo ancora tu ci sei
oh goodbye anche tra le nuvole
scusa se in tanti anni non ti ho scritto mai"
Di questa canzone non posso dire nulla perchè rischierei di combinare un casino grosso. E non ne ho voglia. Una delle tante delusioni professionali e di vita patita dai soliti amici che di "amichevole" non hanno proprio nulla. Comunque la canzone c'è e Geraldina la interpreta in modo semplicemente FANTASTICO. La passavamo spesso.
Mi sembra che il periodo fosse quello di Radio Italia...o giù di li....

Le tasche piene di sassi - Jovanotti (2011)

"Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti al cielo
E non so leggere vienimi a prendere
Mi riconosci ho le tasche piene di sassi"
Altra canzone fuori concorso, nel senso che è fuori dai miei ricordi radiofonici, ma che è riuscita comunque a rimanermi nel cuore. Semplicemente magica. Chi di noi non si è sentito almeno una volta così...

Vivo - Renato Zero (1977)

"e tutto il bene l'ho buttato via
per qualche donna e un po' di compagnia"
Questa canzone mi ricorda la mia radio. Era il 1977. 
Si chiamava Radio Alto Tirreno (poi Astroradio).
L'avevo messa su con un po' di soldini racimolati in famiglia e l'aiuto di qualche amico-socio.
Avevamo ricordo, una sede bellissima in collina. Allora i ripetitori di segnale erano cose da ricchi.
Un bel gruppo di stronzi che ricordo oggi però con una malinconia infinita forse perchè
"La vita questa gran signora si paga a ore come una puttana"

Ed ero contentissimo - Tiziano Ferro (2006)

"E il mio ricordo ti verrà a trovare quando starai troppo male
Quando invece starai bene resterò a guardare
Perché ciò che ho sempre chiesto al cielo
È che questa vita ti donasse gioia e amore vero " GRANDE !!!!!!
Erano gli ultimi periodi di radio.
Ero già parecchio di fuori, ma questa canzone me la ricordo eccome.
Radio Nostalgia !

Sempre - Gabriella Ferri (1973)


"Tante facce nella memoria,Tanto di tutto tanto di niente,
Le parole di tanta gente. Anche tu così presente, così solo nella mia mente,
Tu che sempre mi amerai, Tu che giuri e giuro anch'io
Anche tu amore mio, così certo e così bello.Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello che nessuno canta più....."
Eppure dietro ad ognuna di queste canzoni..c'è un momento della mia e forse della vostra vita !

La storia

Diciamoci la verità. Ero proprio strafatto quella mattina di Maggio quando alle 11 circa finito il giornale radio, mi sfilai le cuffie dalla testa, chiamai in fretta e furia una collega per sostituirmi e mi andai a rinchiudere per mesi in un camper senza toccare cibo per settimane. Ero strafatto di tranquillanti presi per poter prendere sonno la notte e di eccitanti assunti durante il giorno per poter stare con gli occhi aperti e più o meno lavorare. Andava avanti così da mesi anche se quasi nessuno se ne era accorto. Noi radiofonici, infatti, sappiamo fingere sempre molto bene. Questione di allenamento. E poi, penso che i veri momenti difficili nella vita di una persona, sono sempre una cosa intima che merita di essere vissuta come il soldato della “Guerra di Piero” di De Andrè in solitudine. Seguirono mesi chiuso in un camper senza voler vedere nessuno. A parte la mia amica e collega Patrizia che probabilmente con i suoi due cappuccini al giorno e un amore che forse neppure una sorella mi avrebbe saputo dare, ha impedito che quel non voler più vivere così, diventasse qualcosa di diverso. Qualcosa di peggio. E’ in quei pochi mesi e probabilmente negli anni che sono seguiti che è nata una persona nuova. Una persona diversa. Una persona che invece lotta , pur pendendo regolarmente tutte le sue battaglie. Lotta per affermare che esserci presuppone degli obblighi , prima di tutto verso noi stessi. Quello di essere rispettati. Da tutti. Da chi dice di amarci ma ancor più da chi non ci ama affatto. Da coloro a cui siamo indifferenti e ci vedono unicamente come un numero. Da quella mattina di quel lontana mese di Maggio del 2006 ho smesso di fare radio. Almeno nel senso come io ho sempre inteso il mezzo. La mia prima volta dietro a un microfono risaliva al Marzo del 1976 . Dal 1981 girando l’Italia . Ero in onda su un marchio nazionale, la mattina in cui suicidai lo speaker che era in me per far nascere l’uomo. Avevo 48 anni, ma tutti non me ne attribuivano più di una trentina al contrario di oggi che i miei quasi 61 li dimostro e me li sento tutti. Cosa è rimasto di trent’anni passati giorno dopo giorno dietro a un microfono ? Pochissimo e al tempo stesso un universo . Sono rimaste come dice in una sua canzone Gabriella Ferri, tante altre voci e tanta gente conosciuta..”tante facce nella memoria” “Tanti racconti carpiti al telefono nelle lunghe dirette mattutine…” Tanti colleghi, di cui molti oggi non ci sono più come “Maurizione” Heynard, o la indimenticabile Grazia Bernini o ancora il maestro di tutti noi Robertino Arnaldi, la più allegra delle persone tristi conosciute in vita mia. Ma soprattutto è rimasta in me una Galassia di canzoni. Ho deciso dunque quotidianamente di ricordarvene alcune. Nella speranza che forse molte di queste siano anche le vostre. Quelle della vostra vita. Diversa eppure così uguale alla mia. Perché la vita di tutti noi una cosa in comune ce l’ha.  Scorre.